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23 Maggio 2025È uscito in libreria e negli store on line, per le edizioni De Cultura, “Belli da morire. Cimiteri da vivere”, nuovo libro di Claudio Leoni con le immagini di Ivo Fanella, la prefazione di Tommaso Conti e un commento di Daniele Mencarelli. Un’opera che vuole essere un percorso emotivo a cavallo tra i Cimiteri di Cori e Velletri, ripercorrendo le storie, le vicende umane e la vita presenti nelle tante tombe che “abitano” questi luoghi sacri, misteriosi e affascinanti. Abbiamo intervistato l’autore, Claudio Leoni, per saperne di più su questa fatica letteraria ora a disposizione dei lettori.
Claudio Leoni, è uscito in Libreria e negli store on line il nuovo libro “Belli da morire”. Parla di due cimiteri, eppure ha un titolo delicato. Come lo ha scelto?
È un titolo ironico, anche perché il sottotitolo dice “Cimiteri da vivere”. C’è una sorta di chiasmo non perfetto volto ad indicare la presenza di una bellezza, nei cimiteri, che va vissuta quando ci cammini dentro. La bellezza di un luogo emotivo che rappresenta la memoria e la storia di ogni città.
Quando ha concretizzato l’idea di dare alle stampe un’opera così particolare?
Mi è venuta perché ogni volta che sono entrato nel Cimitero ho provato, sin da piccolo, un’emozione particolare. Il fatto di ascoltare, e lo dico anche nella prefazione, i racconti di mia madre sui vari personaggi, le loro storie, uomini e donne conosciute. Mi sembra che dentro al Cimitero ci siano una realtà e un senso di vita, anche perché alla fine si parla della vita delle persone e non della morte. Da questa sensazione ho cominciato a notare delle cose molto belle.
Che cosa l’ha colpita dei Cimiteri di Cori e Velletri?
Di Cori mi ha colpito la sua forma divina nella posizione, in questo mare di ulivi che mi ricorda Delfi con il Tempio di Apollo. L’ulivo è come una pianta sacra e questo luogo sembra allora ancora più sacro. Stesso discorso per Velletri, dove ci sono tante tombe architettonicamente importanti. Ma questo libro è un percorso emotivo, non una guida, ci sono delle poesie e molti testi in prosa che sono comunque poetici. Potrei dire che è un libro di poesie sottolineato dalle immagini.
Proprio l’immagine ha un ruolo preponderante nell’economia del libro?
Camminando insieme al fotografo Ivo Fanella abbiamo percepito da queste tombe un richiamo. Un richiamo che ci faceva fermare, leggere le lapidi, alcune delle quali molto evocative, sia nel Cimitero di Velletri che in quello di Cori. Ci sono immagini architettoniche per le strutture del Cimitero di Velletri e molte lapidi, ormai di oltre cento anni, che richiamano un mondo diverso (lavoratori onesti, donne dedite alla famiglia, e così via).
Com’è strutturato il libro?
Il libro si divide in diverse sezioni. I bambini, ad esempio. Le tombe abbandonate. I volti delle persone, le immagini o le statue. Ci sono dei focus su Campanile e Tognazzi e li abbiamo un po’ valorizzati in quanto personaggi noti. Abbiamo trattato soltanto le cose antiche, anche per una questione di rispetto e di privacy. Come è scritto nella prefazione di Tommaso Conti, ex Sindaco di Cori, al Cimitero forse persino Foscolo potrebbe aver immaginato uno dei suoi versi più belli, “l’armonia vince di mille secoli il silenzio”.
Nelle parole che Daniele Mencarelli dedica al libro, pubblicate nella quarta di copertina, si mette in luce il legame fra parole e immagini…
Abbiamo cercato di creare qualcosa in cui parole e immagini non fossero una più importante dell’altra, ma anzi si fondessero in un’unica entità. Sia la scelta delle immagini che delle parole è andata di pari passo, con un rapporto molto bello fra autore e fotografo, uno scambio continuo nella ricerca. Da una parte c’era un occhio che guardava delle cose, dall’altra chi trovava le parole giuste per far sì che fosse tutto un unicum.